Comunicato sulla Riforma della CRI

Veramente nulla sarà innovato per il Personale in Congedo che potrà continuare a indossare l’uniforme militare con le stellette a cinque punte?

Fermo restando il pieno rispetto, da parte di questa Associazione, verso ogni organo istituzionale che ha posto e che porrà in essere azioni correlate all’iniziativa legislativa di che trattasi, anche nei casi in cui l’impatto della stessa iniziativa non fosse ritenuto pienamente soddisfacente per l’interesse del Corpo Militare e dei suoi appartenenti, si ritiene di stimolare il più ampio confronto di opinioni tra i soci circa il Decreto di Riorganizzazione, in corso di pubblicazione sulla G.U.R.I.. Ciò affinché ognuno apporti il proprio contributo di pensiero e di stimolo con l’obiettivo di far riflettere chi di competenza.

Il Decreto, nella versione pubblicata sul sito ufficiale della CRI, prevede un Corpo Militare formato esclusivamente da personale volontario. In realtà tale previsione appare difficile da attuarsi, stante l’assenza di una espressa disciplina normativa di riferimento, attraverso la quale poter espletare effettivamente e con la dovuta copertura giuridica l’attività di volontariato anche da parte degli appartenenti al Corpo Militare.

Infatti, la conferma dell’applicazione del Codice dell’ordinamento militare di cui all’art. 5, di detto decreto, che, da una prima lettura, sembrerebbe dare ampia garanzia per quanto riguarda la continuità dello status militare del personale all’atto del suo richiamo dal congedo, in realtà è da porsi in relazione alla successiva frase dello stesso periodo della norma: “per quanto non diversamente disposto dal presente decreto”.

Alla luce di una più attenta lettura della suddetta norma, ciò che con rassicuranti dichiarazioni potrebbe essere minimizzato, ovvero che nulla di negativo conseguirebbe per il personale in congedo del Corpo, considerandosi questo decreto penalizzante per il solo personale in servizio attivo, in verità è da valutarsi in rapporto all’assenza, nel libro V del codice dell’ordinamento militare, di una vera e propria regolamentazione delle attività di volontariato degli appartenenti al Corpo Militare, essendo contemplata, invece, la sola fattispecie del richiamo in servizio attivo con assoggettamento alla disciplina militare e alla legge penale militare.

Ne deriva quindi che la futura organizzazione di volontariato del Corpo, che viene spacciata e denominata come ancora militare, in realtà sembrerebbe esclusivamente civile, alla stregua di centinaia di altre organizzazioni che operano nel sistema Paese “senza le stellette”.

Si consideri, infatti, che il Signor Commissario Straordinario della C.R.I. già oltre due anni fa, affrontando la problematica del personale del Corpo che, in qualche modo, prestava servizio di volontariato, a marzo del 2010 indicò chiaramente, mediante apposita circolare e a seguito di specifico parere espresso dall’Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa, la “tuta rossa di emergenza” (non di foggia militare e quindi senza gradi e senza stellette) l’unico tipo di uniforme da utilizzare nel volontariato del Corpo.

E’ del tutto evidente che, senza un organico permanente, tralasciando gli aspetti connessi al capitolo della responsabilità per eventuali danni che potranno essere procurati all’erario e conseguenti ad improvvisi mutamenti gestionali dell’organizzazione, il futuro del Corpo Militare sarebbe segnato in quanto diventerebbe impossibile assicurare: una reale continuità nei servizi sin qui garantiti dal Corpo; un adeguato livello di uniformità dei programmi di formazione ed aggiornamento su tutto il territorio nazionale; la salvaguardia degli standard di mantenimento e manutenzione delle dotazioni logistiche campali.

In conclusione, nel massimo rispetto espresso in epigrafe, interpretando il pensiero della totalità di coloro che sono iscritti nel Corpo in congedo, si può senza dubbio riflettere se l’impossibilità di poter, in futuro, continuare ad indossare quell’Uniforme militare – con tutto ciò che per Noi significa – rispetti effettivamente la Nostra precisa scelta iniziale di appartenere alla CRI come militare dovendo invece essere obbligati ad operare come volontari in tutt’altra “veste”.

Roma 13 ottobre 2012.

A.N.M.C.R.I.

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